Meticcia, multicentrica, in mutazione. È la città il vero enigma contemporaneo. Oltre lo skyline da cartolina, un libro-progetto che svela ora i “segni urbani”: insegne, bancarelle, muri imbrattati…

Che cosa si nasconde dietro agli adesivi appiccicati ai muri, dietro alle bici mutilate legate ai pali della luce, agli annunci e alle insegne sgrammaticate, ai carrelli da supermercato dimenticati per strada, o ai teloni che coprono i palazzi come sudari? Si nasconde la città. Quella lontana dall’immaginario cool raccontato dalla pubblicità, ma reale. Quella fatta di presenze così familiari da risultare invisibili, eppure capaci di appropriarsi dello spazio pubblico, di renderlo vivibile, producendo quelle versioni originali di scultura, architettura, comunicazione e design, non ancora colonizzate dall’onnivora macchina commerciale. A mappare questo “quotidiano sconosciuto” sono stati tre giovani studioso, Florian Bhom, Luca Pizzaroni e Wofgang Scheppe, che hanno scattato, dal 1997, 60 mila istantanee nella città per antonomasia, New York. Risultato: EndCommercial® Reading the City. Più che un libro, un progetto-installazione esposto a New York, Berlino, alla Fondazione Olivetti di Roma e, dal 5 dicembre, in mostra alla Fondazione Cartier di Parigi. Ma soprattutto, un manuale di “grammatica urbana”, di una guida ideale tra le contraddizioni e le disfunzioni della metropoli contemporanea. Il tutto, in 546 e neppure una riga di testo. Come dire: per capire, a volte, basta osservare meglio.