?Dalla fine degli anni Novanta in poi, e dall’ uscita del fatid i c o H a r v a r d Project on the City di Rem Koolhaas, è nata la passione di studiosi, urbanisti, filosofi, dipartimenti universitari e persino editori d’ arte e architettura, per un genere di libro molto peculiare- l’ urbe-volume, il libro/città che analizza, spiega, approfondisce, s’ immerge con tutto il suo peso fisico e intellettuale nei visceri e nelle sezioni di un luogo specifico. Chissà, forse il nume di questo genere di esplorazioni è proprio l’ immenso fantasma di Guy Debord, che sentenzia anche dalla copertina di Migropolis che «i settori di una città sono in qualche misura decifrabili». Migropolis è stato curato da Wolfgang Scheppe assieme ai membri della “Class on Politics of Representation” della Iuav di Venezia, con il contributo di Giorgio Agamben, Angela Vettese e Valeria Burgio, e di una folta rappresentanza di fotografi, architetti, analisti. L’ obiettivo è fornire un racconto plurale ed enciclopedico dei modi di vivere, partire, attraversare o lasciare la Serenissima: i protagonisti di questa ricerca notevolissima sono i corpi e le anime di migranti e turisti, studenti e lavoratori, cittadini e commercianti rabbiosi contro i venditori abusivi, persone prive di cittadinanza e persone che hanno comprato casa qui solo per venirci durante il Festival del Cinema. La Venezia di Migropolis, in cui a pagina 546 si evince che c’ è un abitante ogni 234 visitatori, sembra un corpo privo di organi interni - e interamente votato ad orgasmi esterni. La metodologia e la complessa stratificazione che alligna dietro a lavori come questi sono in un certo senso più interessanti del soggetto in sé - un soggetto culturalmente rilevante e insieme parassitario, su cui hanno davvero scritto e speculato tutti, ma quasi nessuno eguagliando lo stupefacente Iosif Brodskji di Fondamenta degli Incurabili. La meraviglia che San Marco del 2011 non è più in grado di destare in nessuno, infatti, viene risvegliata dalla possente mole di infografiche, interviste, approfondimenti, mappe, atlanti tematici, liste, ritratti di singoli, gruppi, maschere e negozi che vendono maschere (ma nei quali entrare è impossibile se non si vuole acquistare ma solo guardare). Migropolis è un doppio volume di 1400 pagine, disegnato splendidamente e progettato fin nei minimi particolari: una tavola periodica degli elementi che in pochi secoli, a velocità esponenziale, hanno corroso un capolavoro